Teatro

Vertigo, il corpo e il simbolo

Vertigo, il corpo e il simbolo

Capita questo: che uno spettacolo di danza contemporanea, collocato nel programma di un festival di teatro internazionale, finisca per appassionare gli spettatori più delle stesse opere drammaturgiche. Al Napoli Teatro Festival 2013 il gruppo israeliano di danza Vertigo mette in scena il sofisticato lavoro Vertigo 20, una coreografia celebrativa dei vent’anni di attività della compagnia, che mescola fotogrammi e citazioni delle varie opere realizzate nel corso degli anni. Il fatto, per certi versi inusuale, è lo straordinario magnetismo che questo spettacolo riesce ad esercitare sul pubblico napoletano: l’attenzione e la temperatura emotiva in sala sono incomparabili a quelle delle altre serate.

Dodici danzatori potenti e leggeri eseguono con straordinaria energia fisica la narrazione figurativa ideata da Noa Wertheim. Mirabile la libertà dei corpi, che disegnano linee e forme nello spazio con una fluidità così composta da rendere invisibile lo sforzo dei muscoli. Sarebbe poco acuto, tuttavia, ridurre la bellezza di questo lavoro alla pura vigoria atletica degli interpreti, che pure a tratti muove lo stupore. I gesti voluttuosi, le torsioni magnifiche, le fluttuazioni temerarie, sono elementi alfabetici di un grande progetto estetico, fatto di simboli irriconoscibili eppure carichi di sacralità; ora allusioni ancestrali, ora movenze ipnotiche, ora materia che prende vita.

La preziosa coreografia usa i corpi come voci di una polifonia gestuale, nella quale si distinguono le linee solistiche – quasi sempre raddoppiate – e la tessitura corale. Dal corpo collettivo che esegue all’unisono una figura ripetuta, si liberano plasticamente gli assoli o i duetti, con una formidabile continuità del disegno. Riconosciamo alcuni movimenti misteriosi ripresi dall’incantevole Birth of the Phoenix, che fu rappresentato nell’edizione 2012 del Festival. Dopo un finale apparentemente multiplo, per effetto della sovrapposizione delle citazioni, lo spettacolo si chiude delicatamente in anticlimax.

Ed è allora che il pubblico si scioglie in un applauso lunghissimo e chiassoso.